pag. 2 Indice Namibia |
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Da qui inizia un percorso, in parte con tracce di sentieri, che conduce nella zona d'interesse. Il quiver tree, o albero faretra, 'Aloidendron dichotomum', si chiama cosi' perche' la popolazione San usava i suoi rami per fare le faretre. E' uno dei simboli della Namibia per il suo aspetto particolare, che ricorda un albero rovesciato con le radici all'insu'. E' diffuso sporadicamente nell'Africa del sud, anche se le foreste naturali sono molto rare.
Ci inoltriamo a piedi su di una traccia di sentiero che attraversa una distesa di massi e ciottoli di nera diorite su basse colline ed avvallamenti. Questa foresta e' monumento nazionale della Namibia e ospita circa 250 alberi cresciuti spontaneamente, alcuni dei quali con un'eta' stimata di 2-300 anni. Ci aggiriamo per un po' nella zona, a volte un po' impervia perche' il sentiero sparisce e ci si deve districare tra i massi e i ciottoli.
Un animaletto caratteristico che vive tra i massi e che avvistiamo e' la Procavia del Capo, che vive in molte zone dell'Africa. Grande all'incirca come un coniglio e' un mammifero primitivo erbivoro che sta spesso al sole per riscaldarsi.
Incontriamo pure un gruppetto di turisti tedeschi con guida e non siamo piu' soli. Per un po' ci aggiriamo ancora nell'affascinante paesaggio, paradiso dei fotografi. Riprendiamo quindi la strada e troviamo di nuovo la strada principale B1. Dopo alcuni chilometri raggiungiamo la cittadina di Keetmanshoop. Facciamo rifornimento e quindi raggiungiamo l'animata zona centrale per pranzo visto che sono quasi le tredici.
Ci rimettiamo quindi in marcia visto che abbiamo ancora parecchi chilometri di strada. Dopo qualche esitazione per ritrovare il percorso giusto, passando anche per i sobborgi di Keetmanshoop, prendiamo costituiti da moltissime povere csette e casupole ad un piano, prendiamo la strada B4, in direzione di Luderitz. Dopo una quarantina di chilometri svoltiamo a sinistra sulla strada C12. La strada e' sterrata e siamo un po' titubanti, pero' si rivela in ottime condizioni e senza problemi di percorrenza, a parte il fatto che ovviamente solleviamo un gran polverone, ma gli incroci con altri automezzi provenienti in senso opposto sono una rarita', forse 5 o 6 all'ora.
Incontriamo anche cartelli che segnalano il possibile attraversamento da parte della fauna selvatica. Raggiungiamo la diga Naute dam, che serve soprattutto per l'irrigazione, e infatti vediamo in zona diverse coltivazioni con palme e vigneti in una zona verde piuttosto inconsueta. C'e' anche una distilleria ma non ci fermiamo visto che abbiamo ancora molta strada da fare.
Passiamo quindi nei pressi Gondwana del nature park, una grande riserva privata di 130.000 ettari, ma senza avvistare animali. Dopo altri chilometri senza vedere segni di vita umana, se non incrociando rarissimi veicoli, giungiamo nella zona di Chamaites dove vediamo alcuni edifici che prendono il nome di Canyon Farmyard e ci fermiamo per una sosta.
Scopriamo che si tratta di una pittoresca fattoria con funzioni di campeggio e pernottamento in bungalow, con all'esterno degli edifici alcune autovetture storiche o meglio quello che resta di quelle. Nel negozietto annesso siamo accolti dai due simpatici proprietari, compriamo alcuni biscotti e chiedendo otteniamo anche un caffe' filtrato discreto.
Quindi ripartiamo, con qualche ulteriore sosta fotografica vista la bellezza dei paesaggi. Superiamo una zona dove esisteva una vecchia fornace di cui resta un camino, e dopo alcuni chilometri svoltiamo a destra sulla D601, e dopo un'altra ventina di chilometri giungiamo alla destinazione per i prossimi due giorni, il Canyon Roadhouse.
Il lodge e' famoso per la sua collezione di auto storiche, alcune delle quali infatti vediamo gia' all'esterno. All'interno poi siamo accolti da una reception decisamente fuori dall'ordinario, essendo l'ufficio situato in un vecchio camion restaurato.
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